Ero appena tornato dalla partita di calcio: ero sdraiato sul divano mentre vedevo Juve Monza. Quando ha segnato il Monza, mia zia ha detto: “Mamma, li turchi!”. 

“Mamma, li turchi”?! 

“Mamma, li turchi” è una esclamazione che usavano gli italiani quando arrivavano i turchi:  questa frase ricorda quando i corsari (turchi) sbarcavano sulla spiaggia e la gente spaventata si preparava a difendersi e a contrastarli.

All’inizio del Cinquecento, mentre i portoghesi si impadronivano dei porti più importanti  dell’estremo oriente e gli spagnoli si insediavano nell’America meridionale, i turchi ottomani si espandevano in Europa. Dopo aver conquistato Costantinopoli occuparono quasi tutti i Balcani, fino alla Croazia. Durante il regno di Solimano il Magnifico si spinsero fino ad assediare Vienna, ma furono  respinti, e occuparono buona parte dell’Ungheria. 

In Adriatico, come scrive lo studioso Marco Moroni in Recanati in età Moderna, Ed. Livi, il fenomeno si intensificò nell’ultimo venticinquennio del Quattrocento e in particolare dopo la conquista turca del porto albanese di Valona, completata nel 1479.

Talvolta le navi dei corsari giungevano anche dalla costa dell’Africa settentrionale o meglio dai porti barbareschi, ma in genere era Valona la base di partenza delle «<fuste turchesche» che attaccavano le navi cariche di merci, le imbarcazioni dei pescatori e i centri costieri meno protetti. Da Valona era partito l’attacco che nel 1580 aveva portato alla presa di Otranto. 

La paura dei Turchi spinge in primo luogo tutti i centri costieri a fortificarsi e porta alla formazione di un sistema di avvistamento fatto di un gran numero di torri di guardia in grado di segnalare immediatamente la presenza dei corsari in Adriatico. Nella sola costa marchigiana, dovevano essere oltre sessanta: erano torri capaci di segnalare le incursioni dei predoni genericamente indicati come “turchi”, ma in realtà anche barbareschi, saraceni, uscocchi, narentani e dulcignotti Le torri vevano soprattutto la funzione di avvistare i pericoli e di lanciare l’allarme. Di giorno le segnalazioni venivano effettuate con fumi, spari e mortaretti; di notte, invece, con fuochi.

In realtà nella costa marchigiana i turchi erano stati avvistati anche prima del 1480. Il 4 marzo 1475 il Consiglio della comunità di Recanati viene informato dai priori che alcune «<fuste turchesche», dopo aver depredato varie barche di pescatori e una nave veneta, intendono attaccare il santuario di Loreto, «Da allora – conferma Monaldo Leopardi – incominciarono i timori quasi periodici di uno sbarco di turchi, i quali hanno durato fino al mio tempo»>

Nel marzo 1485 il cardinale Girolamo Basso della Rovere, vescovo di Recanati, dà avvio agli interventi che nella seconda metà degli anni Ottanta trasformano il santuario di Loreto in una chiesa-fortezza. Nel giugno 1518 i corsari turchi assaltano davvero il castello del Porto, devastandolo; gli assalitori avrebbero voluto conquistare anche Loreto per impadronirsi del tesoro della Santa Casa, ma sono respinti dalle truppe poste a difesa del santuario.

In una delle fasi più acute della pirateria adriatica, cioè i decenni a cavallo della metà Cinquecento, la paura del “turco” si diffonde in tutti i centri costieri dell’Adriatico; la paura è tale che quando nel 1562 vengono intercettate due fuste corsare, ci si comporta con incredibile ferocia: l’equipaggio della prima fusta, sbarcato a sud del Conero, viene sterminato dai contadini «incrudeliti contro di loro per i danni ricevuti»; l’altra fusta viene invece presa al largo del Conero e portata porto di Ancona «con tutte le teste de turchi» in mostra.

 L’ultima grande incursione si avrà nel 1815, quando vengono catturati circa 300 marchigiani: 84 a Senigallia, 38 a San Benedetto del Tronto, 55 a Porto Recanati (forse presi in tre diversi attacchi), parecchi altri a Pesaro. Tutti i prigionieri vengono ridotti in schiavitù: i più giovani e forti saranno utilizzati come rematori, mentre gli altri, soprattutto se benestanti, saranno avviati al mercato degli schiavi. Soltanto in pochi saranno riscattati e torneranno alle loro case.

Una delle battaglie più celebri contro i turchi è quella del 7 ottobre 1571 quando galee e galeazze cristiane affrontarono e sconfissero  le navi turche nelle acque del golfo  di Lepanto.  Oggi quella data è ancora ricordata come evento religioso: il 7 ottobre suonano le campane delle chiese , anche di quelle di Recanati, perché è il “Giorno della Vittoria”. 

Tornando a mia zia e a tutti quelli che ancora pronunciano “ Mamma, li turchi!”, essi ci rimandano al terrore vissuto lungo le  coste dai nostri predecessori e ci ricordano che le parole sono uno scrigno di storie.

Scritto da:
Leonardo F., Filippo L., cl 2A
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