La plastica è stata inventa nel 1900, e tutt’oggi è uno tra i materiali più usati nella nostra vita quotidiana per i suoi vantaggi tra i quali:
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Il poter assumere qualsiasi forma,
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essere impermeabile,
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essere resistente agli urti
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facile da pulire.
Purtroppo il grosso svantaggio che essa presenta è che, non è biodegradabile per cui attualmente si trova grandi quantitativi di plastica che ha inquinato ogni parte del nostro pianeta soprattutto le acque del mare. Il 16 e il 17 gennaio, tutte le classi della scuola Patrizi sono state coinvolte nell’ambito del progetto Lettura ad assistere ad una lezione sulle plastiche da parte degli studenti dell’IIs di Recanati accompagnati dalle loro insegnanti Paola Senesi e Iliade Patrizia.
L’uso smisurato della plastica “usa e getta” causa gravi danni all’ambiente e di conseguenza agli animali e non per ultimo attraverso la catena alimentare arriva all’uomo.
La plastica tradizionale è un derivato del petrolio, formata da monomeri che a loro volta compongono i polimeri.
A questo proposito gli studenti dell’ IIs hanno mostrato un esperimento per ricavare il nilon 66, mescolando esametilendiammina, soda caustica e sebail cloruro.
Per contrastare e porre rimedio all’eccessivo inquinamento della plastiche l’uomo ha iniziato a utilizzare le bioplastiche che sono composte da sostanze biodegradabili, le quali non garantiscono una veloce decomposizione ma certamente sono meno inquinanti per l’ambiente. Le bioplastiche sono formate da derivati di materiali organici come:
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Cellulosa
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Amido di mais
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Amido di patate
con l’aggiunta di additivi chimici.
Gli studenti dell’ IIs hanno mostrato un esperimento sulla differenza di degradazione tra la plastica tradizionale e la bioplastica. Ad ognuna di esse è stato aggiunto l’acido nitrico, un acido molto potente. Dopo una settimana si può vedere la differenza di degradazione, infatti la bioplastica è più degradata rispetto alla plastica tradizionale.
Dalla plastica si possono generare le MICROPLASTICHE e NANOPLASTICHE
Le microplastiche sono quelle piccole particelle di plastica che inquinano i nostri mari e oceani. Si chiamano così perché sono molto piccole e misurano circa 150 micrometri e non si possono vedere ad occhio nudo. La loro pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente è dimostrata da diversi studi scientifici, i danni più gravi si registrano soprattutto negli ambienti marini ed acquatici.
Le nanoplastiche sono particelle ancora più piccole che misurano 0,1 – 0,01 micron e date le dimensioni non possono essere campionate. Possono causare malattie molto pericolose.
Ingeriamo circa 5 grammi di plastica alla settimana, attraverso l’acqua del rubinetto che è più pulita rispetto a quella in bottiglia e anche attraverso il dentifricio, il sapone piatti ed il cibo.
Le microplastiche e le nanoplastiche sono ingerite da animali e molluschi marini, i quali a loro volta sono nutrimento per specie più grandi. Ad esempio: vongole —-> tonni —-> uomini.
Le microparticelle che non vengono digerite dai pesci vanno a finire, con le feci, nei fondali oceanici, rientrando nella catena alimentare e quindi in un ciclo che si ripete infinitamente. Mangiamo alla settimana da 39000 a 52000 particelle di plastica che corrispondono al peso di una carta di credito.
A questo riguardo gli studenti dell’IIs hanno mostrato un altro esperimento per ricavare palline gelatinose, che nel dentifricio si trovano come miscrosfere sbiancanti. Queste microplastiche quando finiscono nello scarico arrivano in mare inquinandolo.
Cosa si può fare per combattere l’inquinamento da plastiche e microplastiche? Un primo passo è fare bene la raccolta differenziata, poi ridurre l’uso della plastica usa e getta e infine scegliere bene i prodotti che si acquistano al supermercato andando a leggere le etichette e scegliendo prodotti con meno imballaggi.
Non meno importante è il compito dei politici di stanziare maggiori risorse economiche per finanziare nuove e più complesse ricerche sull’uso di materiali alternativi alla plastica.
Gli studenti dell’IIs hanno salutato gli alunni della scuola Patrizi lasciando loro questa frase:
«OGNI GESTO E’ UN’IMPRONTA, SCEGLI CHE SEGNO LASCIARE OGNI GIORNO»