Quest’anno, nei mesi di dicembre e gennaio, le classi terze della scuola media “M.L. Patrizi” hanno partecipato al Progetto CARITAS. Due ragazzi volontari della CARITAS di Macerata, Elisa ed Elia, hanno coordinato il Progetto.

 Nel primo incontro Elisa ha diviso in due gruppi gli alunni: al primo gruppo è stato consegnato un cartellone con scritta la parola “conflitto” e al secondo “guerra”. Entrambi i gruppi dovevano trovare dei sinonimi di questi due termini e una volta finito, i volontari hanno spiegato la differenza. Il conflitto avviene quando non c’è dialogo e da lì si può passare alla violenza, in questo caso avviene la guerra, che può portare alla morte di molte persone. Per le classi questo argomento è stato molto istruttivo perché non avevano mai riflettuto così profondamente su queste due parole.

In seguito gli alunni hanno completato un cartellone riguardo la vita e i pensieri dei seguenti costruttori di pace: Malala Yousafzai, Nelson Mandela, Martin Luther King, Carlo Urbani e San Suu Kyi. Infine hanno ascoltato la canzone “Pensa”di Fabrizio Moro, che parla della guerra e del fatto che bisogna pensare prima di agire. Nel secondo incontro ogni ragazzo rappresentava il presidente di uno Stato per imitare al meglio un dibattito dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) e si doveva dire i diritti presenti e assenti in quel territorio. Dopo questa discussione è emerso che molti Stati sono privi di alcuni diritti fondamentali. In seguito i ragazzi hanno riflettuto sul significato di alcuni termini: confini,  limiti e  muri.

Questo incontro ha fatto riflettere gli alunni sulla parola libertà come un diritto fondamentale.

Nel terzo e ultimo incontro si è avuta la possibilità di conoscere due profughi che vengono accolti dalla CARITAS sotto vari punti di vista, come quello alimentare e culturale.

 Il primo proviene dalla Nigeria, è da due anni che vive in Italia ed è dovuto fuggire, lasciando la famiglia e gli amici nel suo paese natale, a causa dell’ intolleranza religiosa. Il viaggio è stato duro, ha impiegato circa due settimane per arrivare in Libia dove è stato costretto a rimanere per tre mesi, a causa di problemi politici, prima di arrivare in Sicilia e successivamente nelle Marche.

Il secondo, invece, proviene dal Pakistan  in cui ha lavorato come avvocato per dieci anni, fino a quando un giorno un gruppo di persone ha iniziato a minacciare lui e la sua famiglia. Per questo motivo è stato  costretto a scappare in Italia. Entrambi i profughi si tengono in contatto con la loro famiglia e ne sentono la mancanza. 

L’incontro è stato molto significativo dal punto di vista culturale e morale perché ha fatto aprire gli occhi su quelle che sono le difficoltà che incontrano gli immigrati.

Scritto da:
Greta A., Alessandra C., Lorenzo G., Margherita M., Giada T.
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