Negli ultimi anni il nostro pianeta si sta inquinando a vista d’occhio. In questi ultimi decenni si sono verificate le temperature più alte di sempre; a causa di ciò i ghiacciai si stanno sciogliendo più velocemente e fanno fatica a rigenerarsi e per questo gli oceani si stanno alzando e forse nel giro di pochissimi anni alcune isole e penisole potrebbero essere completamente travolte dall’acqua. Questo riscaldamento, detto “Riscaldamento globale” perché riguarda tutto il pianeta Terra, provoca anche l’ avanzamento dei deserti che sottraggono terre fertili per l’agricoltura, anche in zone temperate come l’Italia. Sempre a causa del cambiamento climatico spesso assistiamo a dei fenomeni distruttivi: tempeste e piogge violente come per esempio nelle Marche a Senigallia o nell’isola d’Ischia. Le stagioni intermedie nelle zone temperate non esistono quasi più e per tutti questi motivi si parla di una tropicalizzazione del clima.
Il riscaldamento globale è conseguenza del forte inquinamento dell’atmosfera terrestre, è iniziato con la prima Rivoluzione industriale ed è proseguito nel corso degli ultimi due secoli, con il sempre maggiore sfruttamento delle fonti fossili come il petrolio, il carbone e i gas naturali. Esse aumentano l’effetto serra sul pianeta, ed è proprio quest’ultimo che ha creato il riscaldamento. In poche parole l’anidride carbonica, il metano e altri gas impiegati dall’uomo come fonti energetiche si diffondono nell’aria in modo che il calore dei raggi solari che penetrano nell’atmosfera difficilmente ne esca.
Per questo gli Stati del mondo tecnologicamente più avanzati e i più importanti consumatori di energie non rinnovabili, come gli Stati Uniti, l’India e la Cina, dal 1995 si riuniscono periodicamente ad una conferenza chiamata COP ( Conferenza delle parti per il clima); da allora ad oggi ci sono state 27 conferenze sul clima, di preciso l’ultima, la COP 27 di Sharm El Sheikh, è iniziata il 6 novembre e sarebbe dovuta finire il 20 novembre, ma è durata 48 ore in più del previsto.
Erano presenti 197 Paesi e in quei 2 giorni in più si è passati dal fallimento completo al mezzo successo e si è deciso di istituire un fondo per i Paesi in via di sviluppo, il Loss and damage, in questo fondo i Paesi responsabili “storici”, e cioè quelli che nella storia hanno maggiormente emesso gas serra, dovranno risarcire chi ha solo subito danni ambientali. A chi sarà devoluto il fondo sarà riferito nella prossima COP 28 di Dubai. Inoltre alla COP 27 si è ribadito di mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi di riscaldamento in più rispetto all’era preindustriale e di puntare alla graduale riduzione di tutte le fonti fossili; quest’ultimo passaggio è stato osteggiato soprattutto dai Paesi produttori di petrolio come gli egiziani, padroni di casa, e dall’Arabia Saudita.
Nella COP 27 di Sharm el Sheikh è stato compiuto un salto significativo: i Paesi del Sud del mondo hanno cominciato a far sentire la propria voce in riferimento ad un problema così vasto ed urgente che necessita la collaborazione di tutti.